Fonte: LaStampa – VITTORIO SABADIN

 Scoperto un nuovo colore, di un blu così intenso come non si era mai visto prima. Anche i bambini sanno che pasticciando con i colori se ne possono creare all’infinito di nuovi. Ma i colori mescolati non sono pigmenti puri e non possono dunque definirsi colori. Per trovare un nuovo colore puro ci vuole molto tempo, parecchia costanza e a volte anche un po’ di fortuna.

Il nuovo blu, oggi riconosciuto finalmente come un nuovo colore, è stato scoperto nel 2009 da uno studente dell’Università dell’Oregon, Andrew Smith, che stava studiando come ottenere una fibra ad alta conducibilità elettrica. Andrew ha preso una manciata di ossidi di ittrio, indio e manganese e li ha messi in un forno a 1200 gradi. La poltiglia che ne è uscita non aveva nulla a che fare con l’elettricità, ma era di un colore blu così denso e meraviglioso che il suo professore, Mas Subramanian, ha subito pensato di trovarsi di fronte a una grande scoperta. Ed era proprio così: il nuovo blu era il primo ad essere trovato da più di 200 anni, da quando il chimico francese Louis Jacques Thenardy aveva scoperto nel 1802 il blu cobalto.

 

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La storia  

Il problema del blu è che è un colore molto instabile, che tende a degradarsi. E’ anche pericoloso, perché i blu più stabili sono anche pieni di insidie: il cobalto era cancerogeno e il blu di Prussia emetteva cianuro. La ricerca di un blu perfetto, stabile e non pericoloso è andata avanti per migliaia di anni, dai tempi degli antichi Egizi, dei Maya e della dinastia Han in Cina. Il blu oltremare, quello dei cieli di Giotto, dei dipinti del Rinascimento e della Moschea Blu di Istanbul, era all’epoca più prezioso delle lamine d’oro, perché si otteneva solo dalla pietra lapislazzuli estratta in un’unica miniera dell’odierno Afghanistan. Il blu di prussia, scoperto per caso nel 1706 a Berlino dall’alchimista Johann Dippel, è quello dei cieli di Van Gogh e del «Periodo blu» di Picasso, ma non ha risolto il problema di avere a disposizione un vero blu economico, affidabile, stabile e sincero.

 

La scoperta del nuovo blu all’Università dell’Oregon è stata dunque accolta con entusiasmo. Il colore è stato battezzato YInMn Blue, un nome orrendo derivato dai suoi componenti chimici, o in alternativa Mas Blue: non sarebbe la prima volta che un professore dà il suo nome alla scoperta di un allievo.

 

Ma adesso i bambini britannici e americani sono stati invitati a trovargli un nome più consono al suo alto rango, in un concorso che terminerà il 2 giugno. Il nuovo blu ha infatti ottenuto tutte le autorizzazioni richieste a un nuovo colore: un brevetto, un codice che ne specifichi le caratteristiche e un certificato di non tossicità che ha permesso all’azienda di pennarelli Crayola di metterlo in commercio.

 

La scienza  

L’YInMn Blue ha proprietà davvero particolari: il suo blu intenso deriva dal fatto che gli elementi di cui è composto assorbono quasi completamente la luce verde e rossa; assimilano anche grandi quantità di raggi ultravioletti e hanno un’alta capacità rifrattiva che riduce le temperature di superficie, rendendolo il colore ideale per dipingere automobili, case e oggetti d’arte, e anche per restaurare dipinti il cui blu sia impallidito nel corso del tempo. «Il colore fa parte dello spettro, non si può scoprire – ha detto il professor Subramanian -. Si può solo trovare un materiale che è di un determinato colore». Il numero dei colori è probabilmente infinito, ma quelli che l’occhio umano percepisce si trovano solo fra le lunghezze d’onda dell’ultravioletto e dell’infrarosso. La luce visibile è sempre bianca ed è la somma di tutte le frequenze dello spettro che l’occhio umano può captare. I corpi (oggetti e elementi naturali) assorbono tutte le frequenze, ma ne riflettono di volta in volta solo alcune che determinano il colore. Un oggetto nero non riflette alcuna frequenza, mentre il bianco le riflette tutte.

 

Mas Subramanian vuole ora dedicarsi meno al suo corso di Scienza dei materiali e più al rosso, un altro colore che ha i suoi bei problemi. Ma soprattutto ha avvisato i suoi studenti di imparare a riconoscere ciò che capita nei laboratori di chimica. Se non è quello che si cercava, non bisogna comunque buttarlo via: potrebbe rivelarsi qualcosa di ancora più interessante e prezioso.